Dropshipping e fiscalità
Foto: Dropshipping / Pixabay

Il dropshipping è un modello di vendita tipicamente applicato all’e-commerce. La particolarità di questo sistema risiede nel fatto che il venditore vende un prodotto a un utente finale, senza però possederlo materialmente. Dovrà infatti trasmettere l’ordine al fornitore, definito dropshipper, il quale spedirà il prodotto direttamente al cliente. In questo articolo cercheremo di spiegarti nel dettaglio come nasce quest’idea di mercato e come funziona, sia dal punta di vista pratico che per quanto riguarda l’aspetto fiscale.

Il dropshipping come modello di vendita

Il sistema di vendita dropshipping è nato circa dieci anni fa in America. Tuttavia si è diffuso soprattutto grazie all’arrivo e al successo di siti d’aste online. Infatti, proprio tramite questi ultimi, migliaia di venditori hanno iniziato a proporre quotidianamente, nei propri negozi virtuali, i prodotti messi a disposizione dai dropshipper. Il guadagno, in questo genere di commercio, è ricavato dalla differenza tra il costo del fornitore e il prezzo di vendita finale proposto ai propri clienti online.

Quindi, a differenza del modello tradizionale di vendita al dettaglio, il dropshipping è un sistema di evasione dell’ordine che permette al venditore di avviare la propria attività di commercio elettronico con costi iniziali minimi. Il venditore dovrà preoccuparsi esclusivamente della pubblicizzazione dei prodotti, senza le incombenze legate ai processi di imballaggio e spedizione, che invece sono a cura del fornitore. Questo è possibile perché è stato stabilito preventivamente un accordo commerciale tra il venditore e il fornitore primario, in un’ottica di mutuo vantaggio.

I vantaggi di scegliere il sistema dropshipping

Il principale vantaggio che ha determinato il successo del sistema di vendita dropshipping è l’investimento iniziale esiguo. Gli unici costi da sostenere sono infatti quelli relativi a:

  • l’acquisto di un dominio per il proprio sito di e-commerce;
  • la creazione del sito di e-commerce, affidandosi eventualmente a professionisti del settore;
  • l’analisi del mercato per trovare i settori economicamente più vantaggiosi;
  • l’avvio di un’efficace campagna di marketing.

Inoltre, il venditore avrà la possibilità di offrire ai propri clienti un catalogo ricco di prodotti, senza doverli acquistare precedentemente. Si elimina così anche il rischio di avere dell’invenduto. In più il dropshipping è un modello flessibile e scalabile e si ha l’opportunità di poter avviare un proprio business senza le spese legate a una struttura o un magazzino.

Il venditore non è ovviamente il solo a trarre agevolazioni dal sistema di dropshipping, ma anche per il fornitore esistono diversi vantaggi. Infatti gli si offre la possibilità di dare grande visibilità ai propri prodotti, senza investire eccessivamente in una rete di vendita o in un e-commerce. Infine, esistono aspetti convenienti anche per il cliente finale, che avrà una maggiore varietà di prodotti tra cui scegliere, provenienti da tutto il mondo.

Svantaggi e rischi del dropshipping

Come per tutte le attività commerciali, anche per il sistema di dropshipping esistono degli svantaggi. Primo fra tutti quello della bassa percentuale di guadagno. È infatti importante che i prodotti venduti diano almeno un margine di guadagno del 25-30% al venditore, pena il rischio di remissione nel medio-lungo periodo. A questo si aggiunge anche l’elevata concorrenza per quanto riguarda i siti di vendita online.

Inoltre, può accadere che sia venduto un prodotto non più disponibile nel magazzino del fornitore; per evitare che ciò accada è fondamentale una comunicazione tempestiva tra dropshipper e venditore. Infine, il venditore può avere effetti negativi sulla propria reputazione online, qualora il fornitore effettui ritardi nella spedizione o imballi il prodotto in maniera non adeguata. Perciò è indispensabile individuare dropshipper che abbiano prodotti di qualità e che siano affidabili.

Dropshipping in Italia: come funziona dal punto di vista fiscale

Il contratto di dropshipping, dal punto di vista fiscale, rientra nella categoria e-commerce, e per questo gli oneri sono sicuramente differenti rispetto alla tassazione per una normale azienda. La normativa vigente in Italia classifica la gestione di un e-commerce come attività imprenditoriale non occasionale. Per tale motivo, vi è l’obbligo del possesso di Partita IVA, indipendentemente dal volume di affari prodotto. Il Codice Attività ATECO per il dropshipping è il numero 47.91.10, relativo al “Commercio elettronico al dettaglio di prodotti via Internet”.

Una volta aperta la Partita IVA, si dovrà effettuare l’iscrizione al registro delle imprese e all’INPS. Come le normative fiscali, anche la procedura di fatturazione è quella del settore e-commerce. Il fornitore emette fattura al venditore, proprietario dell’e-commerce, per la vendita effettuata. Quest’ultimo registra la fattura di acquisto e, a sua volta, emette la fattura per la vendita al cliente finale.

Le novità fiscali sul dropshipping in Italia

Dal 1° luglio 2021, grazie all’entrata in vigore sia delle modifiche alla Direttiva IVA 2006/112/CE che della Direttiva 2017/2455/UE del 5 dicembre 2017, è operativa la semplificazione degli obblighi IVA a carico dei soggetti passivi operanti nel settore e-commerce transfrontaliero verso il consumatore finale.

Tra le novità c’è anche la cancellazione delle soglie in vigore sull’applicazione dell’IVA alle vendite online all’interno dell’Unione Europea. Tali limiti vengono sostituiti da un’unica soglia minima, applicata da tutti gli Stati UE e pari a 10.000 euro. Sotto questa cifra il venditore è sempre abilitato ad applicare l’IVA del proprio Paese, a meno di esplicita rinuncia e della scelta di applicazione dell’IVA del Paese del consumatore finale.