Tasse aziendali
Foto: Tasse aziendali / Pixabay

Se ti trovi a parlare con un imprenditore, evita un certo argomento per rendere più gradevole la conversazione: le tasse. Il carico fiscale complessivo delle imprese italiane può superare il 60% dei ricavi. Il livello di imposizione fiscale nel nostro Paese è tra i più elevati al mondo.

Quali sono le principali tasse che un’azienda deve sostenere? IRPEF, addizionale IRPEF, IVA ma anche IRES e IRAP. Questi tributi costituiscono la grande fetta del prelievo fiscale ma ce ne sono altri da considerare. A questi bisogna aggiungere i contributi INPS per i dipendenti, l’IMU, il diritto alla CCIAA annuale, la pubblicità, la TARI.

Avviare un’impresa in Italia rappresenta un atto di coraggio: per una scelta consapevole, conviene conoscere quante e quali sono le tasse che un’azienda deve affrontare. Scoprilo in questa guida.

IRPEF e addizionale IRPEF

L’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche) è una tassa diretta personale, di tipo progressivo in quanto l’importo dovuto aumenta a seconda della cifra dichiarata dal titolare di una ditta individuale. Nella denuncia dei redditi, a fine anno, l’imprenditore deve inserire i redditi derivanti dall’impresa e da altre fonti. L’aliquota aumenta secondo 6 scaglioni: va da un minimo del 23% (per redditi fino a 15.000 euro) fino al 43% (oltre i 75.000 euro).

All’IRPEF bisogna aggiungere l’addizionale IRPEF dovuta alla Regione di competenza: va calcolata sull’imponibile in base ad aliquote differenti e secondo i suddetti 6 scaglioni.

IVA

Tra i principali contributi da versare per svolgere la propria attività, l’azienda deve considerare l’IVA.

In Italia, l’aliquota ordinaria dell’Imposta sul Valore Aggiunto è del 22%: si riduce al 4% e 10% per beni di consumo e altri servizi. Occorre versare la differenza tra IVA a debito (vendite) e IVA a credito (acquisti).

IRES e IRAP

Tra le principali tasse applicate dallo Stato sul reddito prodotto dalle imprese, troviamo IRES e IRAP.

L’imposta sui redditi della società (IRES) ha un’aliquota del 24% stabilita dalla Legge di Bilancio. Viene calcolata su una base imponibile ottenuta sottraendo dai ricavi determinati costi. Deve essere versata con il meccanismo saldo/acconti, in due tranche: il 30 giugno si versa il saldo sul reddito dell’anno precedente, il 30 novembre l’acconto dell’anno in corso.

L’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) ha un’aliquota del 3,9% che varia ogni anno, destinata alle casse dello Stato. Il 90% rimane alle Regioni per finanziare il Fondo Sanitario Nazionale. L’IRAP viene calcolata sul fatturato: l’imponibile varia a seconda del settore in cui opera l’azienda.

IMU e TASI

Subito dopo, troviamo IMU e TASI.

L’IMU (imposta comunale sugli immobili) va a colpire gli immobili strumentali che sono di proprietà dell’imprenditore (uffici, fabbricati industriali, capannoni).

La TASI (tributo comunale per i servizi indivisibili) viene calcolata sulla rendita catastale dei fabbricati secondo le decisioni dei singoli Comuni.

Imprese: altre tasse da sostenere

Se non bastasse, oltre alle principali tasse che un’azienda deve sostenere, se ne aggiungono altre:

  • contributi INPS e INAIL per i lavoratori dipendenti;
  • TARI, la tassa sui rifiuti, un’imposta sulle aree scoperte e sui locali che generano rifiuti urbani. Comprende una quota fissa e una quota variabile in proporzione alla quantità di rifiuti prodotti;
  • diritto annuale alla CCIAA (Camera di Commercio). Per alcune imprese (società semplici, ditte individuali, società tra avvocati, soggetti iscritti al REA), è prevista una quota fissa. Per altre aziende, la quota viene calcolata in proporzione al fatturato (da un minimo di 200 euro ad un massimo di 40mila euro, soggetti ad una riduzione del 50%);
  • imposta sulla pubblicità (targhe, cartelli, insegne, striscioni o altri strumenti promozionali con dimensioni pari o superiori a 300 cm quadri).